Sebbene l’entrata in vigore del Codice della Crisi di Impresa sia slittato dal 15 agosto 2020 al 1° settembre 2021, è bene che le aziende affrontino la questione del calcolo degli indici della crisi di impresa fin da subito.
Prevedere il calcolo e gli strumenti con cui effettuarlo, permetterà infatti alle aziende di arrivare preparate all’appuntamento e di affrontarlo nel modo più proficuo e lungimirante possibile.
Gli indici della crisi di impresa sono in totale 7, dove 2 – il patrimonio netto negativo e il Dscr – sono validi per tutte le attività.
Gli altri 5 indicatori della crisi di impresa sono specifici per ogni settore e, grazie agli opportuni strumenti, oggi è possibile calcolarli anche in autonomia all’interno della propria azienda.
Approfondiamo quali sono gli indici della crisi di impresa e i benefici di un calcolo autonomo e interno, in termini di tempo e utilizzo strategico dei dati, nonché nell’ottica dell’entrata in vigore del Codice a settembre 2021.
1 – Indici della crisi di impresa: Il Patrimonio Netto
Il primo degli indici della crisi di impresa che andiamo ad approfondire oggi è il Patrimonio Netto, che risulta dal bilancio di esercizio.
È importante considerare che, secondo il Codice della Crisi di Impresa all’articolo 2484: “La presenza di un patrimonio netto negativo costituisce un pregiudizio alla continuità aziendale, in quanto rappresenta una causa di scioglimento della società di capitali”.
Per calcolare questo indicatore, occorre quindi partire dal ‘patrimonio netto’ (voce A della sezione passivo dello stato patrimoniale del bilancio) e sottrarre i crediti verso i soci per versamenti ancora dovuti e gli eventuali dividendi che non sono ancora stati contabilizzati.
Secondo il comma 1, n.11-bis, nella voce patrimonio netto non si deve tenere conto della riserva per operazioni di copertura dei flussi finanziari attesi, qualunque sia il saldo corrispondente.
2 -Il Dscr
Consideriamo il Dscr, Debt Service Coverage Ratio, fra i più importanti indici della crisi di impresa.
Questo indice può essere ammesso solo se gli organi di controllo ritengono affidabili i dati impiegati per il calcolo a partire dal budget di tesoreria che viene impiegato per costruire i flussi di cassa rilevanti.
Il Debt Service Coverage Ratio deriva infatti da un budget di tesoreria che viene redatto dalla stessa impresa e che rappresenta le entrate e le uscite liquide che sono attese nei successivi sei mesi.
Per costruire un buon budget di tesoreria è quindi indispensabile avere a disposizione uno strumento affidabile, pratico e che monitori la tesoreria nel suo complesso.
Una soluzione pratica e moderna è disponibile a questo link, perché permette di calcolare l’indice in autonomia e di poterlo così monitorare nell’andamento, in real time.
3 – Indice di Sostenibilità degli Oneri Finanziari
Mentre i primi due indicatori della crisi di impresa sono applicabili a tutte le imprese, gli altri 5 sono settoriali e sono stati elaborati dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili.
Il primo di questi indici settoriali è l’Indice di sostenibilità degli Oneri Finanziari, ovvero l’indicatore che misura la sostenibilità degli oneri di indebitamento con i flussi di cassa che possono essere generati dall’azienda.
Deriva dal rapporto fra oneri finanziari e interessi e fatturato (ricavi netti).
4 – Indice di Ritorno Liquido dell’Attivo
Si tratta del rapporto fra cash flow e totale attivo dello stato patrimoniale, dove il cash flow è la somma del risultato dell’esercizio dei costi non monetari (ad esempio accantonamenti per rischi, ammortamenti…) meno i ricavi non monetari (imposte anticipate…)
5 – Indice di Adeguatezza Patrimoniale
L’indice di adeguatezza patrimoniale è il rapporto fra patrimonio netto (a cui detrarre i crediti verso i soci ancora dovuti e i dividendi deliberati) e il totale dei debiti, indipendentemente dalla loro natura e dalla presenza di ratei o risconti passivi.
6 – Indice di Liquidità
Fra gli indici della crisi di impresa vi è quindi quello di liquidità, che è il rapporto fra l’attivo a breve termine (somma fra attivo circolante esigibile entro l’esercizio successivo + ratei e risconti attivi) e il passivo a breve termine (tutti i debiti esigibili entro l’esercizio successivo + ratei e risconti passivi).
7 – Indice di indebitamento previdenziale o tributario
Si tratta del rapporto tra il totale dell’indebitamento previdenziale e tributario e il totale dell’attivo netto.
Come si calcolano gli indici della crisi di impresa
Il legislatore ha considerato limitante considerare singolarmente gli indici della crisi di impresa, perché presi uno a uno rischiano di fornire valutazioni limitate, così come parziali indizi di una possibile problematica aziendale.
È stato quindi richiesto il superamento delle 5 soglie stabilite.
Poter calcolare un così cospicuo numero di indici in autonomia permette quindi di fare fronte a una richiesta corposa, ma la cui essenza può rivelarsi estremamente utili ai fini del controllo e della pianificazione aziendale.
Obiettivo del Codice della Crisi di Impresa è infatti ‘servire’ al management, dove ‘servire’ è inteso nel senso di ‘essere utile’.
Il calcolo degli indici della crisi di impresa ‘servono’ a chi amministra l’azienda per individuare tutti quei segnali che possono compromettere la continuità aziendale e a farlo in modo ‘tempestivo’.
Il loro calcolo merita quindi di essere puntuale, ma soprattutto autonomo, perché il management possa analizzare in real time e trarre dai loro risultati le migliori previsioni strategiche per assicurare la continuità aziendale.
A questo link trovi lo strumento che ti permette di operare in autonomia nella gestione della tesoreria e nel calcolo degli indicatori.
Chi calcola gli indici della crisi di impresa
Solitamente il calcolo degli indicatori viene affidato al commercialista, ma è interessante notare che i ‘numeri’ aziendali mutano velocemente, perché l’azienda stessa è costantemente work in progress.
Il limite, in questo contesto, può rivelarsi nel fornire al commercialista dati poco realistici, perché ormai vecchi, considerando anche l’opportuno tempo che serve al professionista per effettuare il calcolo.
Perché calcolare gli indicatori di crisi in autonomia
Calcolare gli indici della crisi di impresa autonomia è quindi una prospettiva valida perché:
- il calcolo può essere effettuato ogni volta che si desidera, nell’ottica delle valutazioni interne e delle scelte strategiche aziendali;
- disporre degli indici può diventare un interessante strumento per migliorare l’accesso al credito;
- l’azienda non deve attende i tempi del trasferimento dati e della redazione degli indici da parte del commercialista, disponendo di responsi real time;
- gli strumenti per il calcolo degli indici sono in assoluto utili per le valutazioni aziendali, soprattutto per migliorare la gestione dei flussi finanziari e della tesoreria in termini pratici.
Ecco perché l’azienda merita di dotarsi di software per la gestione della tesoreria che, con le giuste integrazioni, possono calcolare con precisione gli indicatori di rischio e diventare il supporto quotidiano nella puntuale gestione di questo comparto aziendale.
Qui un esempio di software professionale per la gestione della tesoreria.
Oltre gli indici: i KPIs e i KRIs che migliorano governance e previsioni
Gli indici della crisi di impresa sono indicatori precisi e stabiliti dalla legge, ma l’azienda può aggiungere ad essi numerosi KPIs (indici qualitativi) KRIs (indici di rischio), per generare un quadro più esaustivo dello stato di salute e delle performance aziendali.
I KPIs possono includere analisi del capitale relazionale come ad esempio la percentuale delle offerte andate a buon fine comparate con il totale delle offerte emesse o il numero dei reclami pervenuti comprati sulla base dei giorni dell’anno.
Altri indicatori qualitativi possono interessare il capitale strutturale e intellettuale, come ad esempio le certificazioni conseguite dall’azienda o il rapporto fra investimenti tecnologici e vendite.
I KPIs possono quindi interessare il capitale umano, con misurazione della scolarità del personale, il rapporto stipendi uomo/donna per categoria contrattuale e molti altri aspetti legati all’HR.
Pe quanto riguarda i KRIs, il management può associare al calcolo degli indicatori del rischio di impresa dei Key Risks Indicators che misurano la solvibilità dei nuovi clienti, la formalizzazione delle procedure o il rischio di perdita del know how acquisito per abbandono del personale.
Gli indici di valutazione che l’azienda può impiegare sono numerosi e meritano di essere scelti in base alla tipologia di azienda, agli obiettivi che si desiderano raggiungere, alle scelte strategiche in materia di liquidità e anche alla decisione di migliorare e rendere più performanti determinati settori che vi appartengono.
Conclusioni
Una delle parole chiave del Codice della Crisi di Impresa è ‘tempestività‘.
La legge chiede infatti di procedere con un calcolo preciso e con comunicazioni tempestive dei risultati, perché in caso di indici problematici, l’impresa possa procedere con le risoluzioni del caso, prima che la situazione complessiva diventi troppo complessa da gestire.
L’ottica è quindi preventiva e poter calcolare gli indici della crisi di impresa in autonomia aggiunge tempestività e buon management a questo scenario.
I dati emersi dal calcolo possono infatti essere reali e non presentare scostamenti temporali troppo incisivi.
Soprattutto, i dati possono servire all’azienda per comprendere lo scenario attuale e gli eventuali interventi di azione ‘tempestivi’ da mettere in atto per garantire la continuità aziendale.