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Uno sguardo al mondo del lavoro: tra la mancanza di personale e i talenti in fuga, come possono muoversi le imprese nella situazione attuale?

persone in ufficio, mondo del lavoro
La consulenza aziendale di qualità deve considerare, analizzare e comprendere le dinamiche del mondo del lavoro, partendo da coloro che lo vivono quotidianamente. È quindi importante esaminare un fenomeno che sta influenzando il Paese: da un lato, la carenza di personale specializzato, e dall'altro, la tendenza, soprattutto tra i più giovani, a cambiare lavoro frequentemente. La domanda che sorge è: come può un'azienda, al giorno d'oggi, trattenere i talenti e scoprirne di nuovi?

Tabella dei Contenuti

Cresce del +40% il numero degli italiani che cambia lavoro ogni due anni

IlSole24Ore ha riportato una ricerca di Digit’Ed realizzata con il contributo dell’Intelligenza Artificiale, secondo cui il numero dei lavoratori che cambia azienda ogni anno è cresciuto del 40% in Italia e questo succede soprattutto in settori del mondo del lavoro storicamente ‘attraenti’ come quello bancario, il retail e le utilities.

Questo cambiamento è più marcato nei profili junior, dove la tendenza a cambiare lavoro a due anni dall’assunzione è passata dal 12% al 24%, praticamente raddoppiando.

Il punto è che le imprese sono alla ricerca di profili junior, ma i dati mostrano che una volta effettuate le selezioni, vengono preferite figure senior, quindi già dotate di esperienza.

Dall’analisi degli annunci di lavoro emerge infatti che il 47% è rivolto a profili junior, il 34% ai middle e al 19% ai senior. Tuttavia, l’analisi fa emergere che le assunzioni sono effettivamente di profili junior solo nel 10% dei casi, mentre per il 68% si tratta di profili senior.

Per comprendere lo scollamento nel mondo del lavoro, gli analisti riportano che il numero di competenze mediamente richiesto dalle imprese alle figure junior sono aumentate da 10 a 13,5 e gli anni da 2,5 a 3,4. Tutto questo in media, ma i dati dimostrano che la richiesta non trova un’offerta e questo rende impossibile il match, perché di fatto le competenze e gli anni di esperienza richiesti ai profili junior sono quelli di un middle o senior.

ragazza in burn out in ufficio

8 giovani su 10 sono pronti a cambiare lavoro

Sotto i riflettori uno studio che ha mostrato come otto giovani su dieci sarebbero pronti a cambiare lavoro. E la ragione si riconduce al burnout, ovvero una forte condizione di stress che porta a blocchi fisici, mentali ed emotivi nelle persone e si ripercuote fortemente nel mondo del lavoro.

Non solo, perché il burnout dei lavoratori causa problemi alle aziende, con dinamiche relazioni difficili, assenteismo e scarsa produttività che può minare la stabilità e la sua stessa esistenza.

I dati sul mondo del lavoro sono confermati anche da un’altra ricerca che ha fatto parlare, effettuata dal  McKinsey Health Institute su 30.000 dipendenti in 30 Paesi del mondo. I risultati parlano chiaro: il 22% dei lavoratori è in burnout. In Italia il numero dei lavoratori iper-stressato è il 16% e coinvolge maggiormente Gen Z e Millenials.

l’Italia si ferma al 16%. Tra i dipendenti più colpiti: i giovani della Gen Z e i Millennial

operai edili al lavoro

Mondo del lavoro: in Italia manca il personale qualificato

Questo quadro si intreccia con i dati che parlano di una ormai cronica mancanza di manodopera e personale qualificato nel Paese.

Secondo l’ultima analisi del Censis, questo mismatch costa al paese 28 miliardi di euro, dovuti a 316mila posti vacanti in Italia.

C’è asincronia tra domanda e offerta di lavoro, anche se naturalmente alcuni settori pesano più di altri. le imprese che cercano manodopera specializzata soffrono di più, soprattutto nel settore delle costruzioni, nell’hospitality, nella ristorazione, ma ci sono anche settori inaspettati.

Come rendere l’impresa attraente nel mondo del lavoro?

Al di là di ogni tipologia di lavoro, secondo l’analisi riportata all’inizio sono stati individuati tre fattori che i lavoratori valutano se vogliono cambiare azienda.

Si tratta della flessibilità, delle prospettive di crescita e della formazione. In effetti, l’82% dei lavoratori ritiene che la formazione sia molto importante. Attualmente un lavoratore su due ritiene insufficiente la formazione che ottiene in azienda, perciò è coerente affermare che le imprese potrebbero puntare di più su questo aspetto per aumentare l’attrattività e ritenere i talenti.

ragazza che si sta formando

Il valore della formazione e Counsel

Da sempre in Counsel crediamo nella formazione, come spiega Chiara Donà, Gestore Senior, nella sua intervista:

“Counsel, da sempre, riconosce l’importanza di investire sulla formazione degli imprenditori, amministratori o altre figure che abbiano il compito di gestire un’azienda perché, oltre a comprendere meglio il lavoro prestato dal consulente, essi possano acquisire le competenze necessarie ad incrementare la produttività dell’azienda.

I nostri contratti prevedono, a tale riguardo, alcune giornate iniziali di formazione di cui il cliente, a sua discrezione, può usufruire per capire, ad esempio, semplicemente come si legge un Bilancio nelle sue varie riclassificazioni ma, ancora, come valutare correttamente le poste relative ai costi fissi e i costi variabili di produzione al fine di verificare se la propria attività è in grado di creare la marginalità attesa.

Counsel quindi, affiancando le imprese con iniziative di formazione, le accompagna in un processo di cambiamento culturale e organizzativo, le avvicina ai mercati di capitale e le porta a una crescita non tanto e non solo in termini di dimensioni, ma anche culturale.”

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Redazione
La redazione di COUNSEL S.R.L. annovera professionisti specializzati nei settori della finanza, del fintech, del credito e della gestione di impresa. I contributi sono frutto dell’esperienza professionale e del costante studio, ricerche e studio di dati e statistiche.
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