I nuovi standard ESRS
Il 1 gennaio 2024 sono entrati in vigore gli standard ESRS di rendicontazione (European Sustainability Reporting Standards) realizzati dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) per dare applicazione alla CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive).
Facciamo chiarezza.
- Gli standard ESRS di rendicontazione European Sustainability Reporting Standards sono una serie di norme che hanno l’obiettivo di standardizzare il modo in cui le imprese rendicontano l’impatto ESG, ovvero ambientale, sociale e di governance.
- L’EFRAG, la European Financial Reporting Advisory Group è un organismo di advisory dell’Unione Europea, che opera nel campo del reporting aziendale.
- La CSRD, indica la direttiva europea che ha l’obiettivo di migliorare l’informativa di sostenibilità, equiparando la rilevanza dei risultati ESG ottenuta da un’impresa con quelli riportati nel bilancio civilistico e, riconoscerne la connessione.
Da dove nasce tutto questo?
L’Unione Europea negli ultimi anni ha attivato una serie di riforme che hanno lo scopo dichiarato di avere (e di ottenere) una posizione di vantaggio nella transazione sostenibile rispetto al resto del mondo.
Molti esempi sotto i riflettori sono la Direttiva Case Green, le misure strutturali del Green Deal e la roadmap dell’Eba in materia di finanza sostenibile.
In altre parole, l’obiettivo è creare un sistema economico-finanziario dove le imprese siano sempre più consapevoli e responsabili del loro impatto sul pianeta.
Proprio in questo contesto si inserisce l’approvazione e la pubblicazione, avvenuta il 16 dicembre 2022, sulla Gazzetta Ufficiale UE della Direttiva n. 2022/2464 sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD).
Nulla è stato creato rapidamente: i nuovi standard hanno avuto una lunga gestazione e le prime imprese sottoposte a CSRD saranno quelle grandi e di interesse pubblico, che dovranno redigere le informative di sostenibilità nel 2025 relative al 2024.
A seguire toccherà anche alle grandi imprese e alle PMI quotate.
Il concetto di materialità
Gli standard ESRS sono stati definiti in sinergia con GRI (Global Reporting Initiative) – standard internazionale per la redazione di report sulla sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG) delle organizzazioni.
Gli standard oggi cambiano volto e tutto ruota attorno alla cosiddetta analisi di materialità, ovvero il processo che permette di identificare e valutare le tematiche che sono prioritarie per tutti i portatori di interesse di un’impresa.
In altre parole, si tratta dei temi su cui è obbligatorio rendicontare, che oggi vengono sostituiti dallo standard GRI, ovvero i temi materiali definiscono gli impatti significativi che l’impresa produce su ambiente e società, sia direttamente che indirettamente.
La CSRD va oltre e sviluppa il concetto di materialità introducendo la rilevanza di finanza e la rilevanza di impatto.
- La rilevanza finanziaria richiede che vengano divulgate questioni legate alla sostenibilità che possono attivare effetti finanziari rilevanti sullo sviluppo aziendale (il cosiddetto approccio outside-out).
- La rilevanza dell’impatto richiede invece che vengano divulgati gli impatti che l’azienda ha sulle persone e sull’ambiente (approccio inside-out).
Le imprese, quindi, devono provvedere ad effettuare le valutazioni di rilevanza per entrambe queste dimensioni.
Il punto è che secondo lo standard GRI del 2021, le imprese devono rendicontare l’impatto prodotto durante tutta la catena del valore e questo coinvolge anche gli impatti prodotti dalle attività (ndr, imprese) con cui hanno relazioni, ovvero fornitori e clienti.
I report di sostenibilità che sono stati pubblicati nel 2023 hanno già seguito questa logica.
L’entrata in vigore della CSRD prevede diverse fasi di applicazione: prima le grandi imprese di interesse pubblico, dal 2026 tutte le grandi imprese e dal 2027 anche le PMI quotate.
Quale impatto per le PMI a breve termine?
Al di là dell’obbligo previsto per il 2027 per le PMI quotate, il concetto di catena di valore che coinvolge le grandi imprese pubbliche e, a seguire, le grandi imprese, coinvolge direttamente le PMI nel ruolo di fornitori e di clienti.
Anche le Piccole e Medie Imprese, che formalmente sarebbero escluse, fanno parte della catena del valore delle imprese di grandi dimensioni (come fornitori di solito). Pertanto, devono adattare i propri processi per evitare l’esclusione dal mercato o una minore competitività rispetto a coloro che si sono già adeguati.
Il tema è sicuramente di grande interesse e le imprese necessitano di essere seguite in questi cambiamenti così rilevanti e significativi. Hanno bisogno di consulenza che le aiuti ad orientarsi in questa situazione, indipendentemente dalle loro dimensioni.
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Risorsa utile: Le banche e gli ESG [Environmental (ambiente), Social (società) e Governance] a cura di Luca Bordin; Gestore Senior di Counsel Specialisti in Finanza d’Impresa.