Il 23% dei leader di aziende familiari ha più di 70 anni, e il 18% delle imprese familiari affronterà un passaggio generazionale in azienda nei prossimi 5 anni.
Si stima che, in media, solo il 30% delle imprese sopravvive ai loro fondatori, e solo il 13% arriva alla terza generazione.
Questo dimostra che la successione generazionale è un processo lungo e complesso, per le molteplici problematiche che si possono creare, sia all’interno della famiglia (rapporti personali, esigenze patrimoniali ecc.), che all’interno dell’azienda (struttura societaria, ruoli, poteri ecc.) .
I dati Istat indicano che nel 2022 le imprese italiane controllate da una persona fisica o una famiglia erano 820 mila, pari all’80,9% del totale delle imprese con almeno tre addetti (nel 2018 era il 75,2%).
Il fenomeno risulta particolarmente diffuso tra le microimprese (83,3% dei casi), meno tra le piccole (74,5%), le medie (58,8%) e le grandi (41,6%).
Quanto tempo serve per il passaggio generazionale in azienda?
Secondo una ricerca del Cerif – Centro di Ricerca sulle Imprese di Famiglia dell’Università Cattolica di Milano, il passaggio generazionale in azienda dura in media 3,5 anni ed è raramente indolore. Esso coinvolge una media di 3,5 membri della famiglia e 1,5 consulenti o altri attori chiave.
Per questo è importante affrontare il problema con lungimiranza per pianificare opportunamente il cambiamento.
Aumenta l’età media degli italiani
Perché parlare di invecchiamento della popolazione?
Un altro dato che invita a discutere del passaggio generazionale è l’età media in Italia.
Il nostro Paese è secondo al mondo, dopo il Giappone, per la più alta percentuale di persone over 65 anni: in Italia 1 persona su 4 ha più di 65 anni.
A causa della bassa natalità e dell’aumento dell’aspettativa di vita, si stima che entro il 2050 gli over 65 rappresenteranno il 37,1% della popolazione.
E in Italia si calcola che ci siano 500.000 imprenditori ultrasettantenni privi di un successore per la direzione della loro azienda.
Quanto conta pianificare nel passaggio generazionale in azienda?
Moltissimo.
I problemi del passaggio generazionale in azienda sono tanti e complessi ma quasi sempre risultano così complicati proprio perché c’è una commistione tra l’impresa (con le sue logiche) e la famiglia (con logiche diverse).
L’azienda è un’entità con governance e regole: i soci riferiscono al consiglio di amministrazione una volta all’anno, gli amministratori hanno una strategia annuale con verifica mensile, la classe manageriale procede con verifica settimanale ai capi area, i quali devono richiedere ogni ora agli operativi informazioni circa l’avanzamento del lavoro.
In un’azienda familiare non è raro incontrare una figura che spazi su ogni aspetto, generando così grossi danni
In questo contesto entra in gioco la consulenza aziendale, che affronta una delle sfide più difficili per una famiglia che si appresta a gestire il passaggio generazionale: la parzialità dei membri familiari.
In una multinazionale, ad esempio, nessuno mai si sognerebbe di retribuire due persone con competenze e ruoli diversi allo stesso modo solo perché sono fratelli. In un’azienda famigliare… sì.
Per questo, la scelta migliore nel passaggio generazionale in azienda è affidarsi a una visione imparziale, che analizzi la situazione attraverso i dati e le competenze di ciascuno, capace di ascoltare le persone che succederanno in azienda per comprendere attitudini, volontà e desideri.
Le propensioni e i desideri della GenZ
Secondo una recente indagine di Randstad, i membri della Generazione Z sono circa 9 milioni (11% della popolazione) e, entro il 2030, rappresenteranno 1/3 dei lavoratori.
Tecnologia, strumenti all’avanguardia e flessibilità sono elementi fondamentali per questa generazione, così come l’attenzione all’ambiente e la consapevolezza delle problematiche globali.
Chi aiuta l’impresa nel passaggio generazionale, così come chi lo sta vivendo, deve essere consapevole di queste priorità, altrimenti potrebbero sorgere barriere comunicative e ideologiche difficili da superare.
Ciononostante, il family business è un modello che ha dimostrato resilienza e buone performance pertanto, per ottenere risultati, serve equilibrio tra cura, supporto e fatturato, che per concretizzarsi richiede l’assistenza di figure imparziali.
È sempre più frequente che le imprese familiari necessitino della consulenza di una professionalità terza, esterna alle dinamiche della famiglia ma con una profonda comprensione di quelle dell’organizzazione. Questa possibilità rappresenta quindi una risorsa aggiuntiva per l’azienda.
Con Counsel offriamo sostegno alle imprese con servizi professionali orientati alla FinTech e al networking, in quanto siamo parte di Gruppo 10, network di imprese che lavora in sinergia per facilitare e migliorare il business delle aziende italiane.
Fonti
Cerif – Centro di ricerca sulle imprese di famiglia
Cattedra di strategia delle aziende familiari Università Bocconi
